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OSTEOPATIA, ENERGIA VITALE e OSTEOPOROSI NELLA TERZA ETA’:

OSTEOPATIA, ENERGIA VITALE e OSTEOPOROSI NELLA TERZA ETA’:

 Integrazione Clinica e Valutazione Interdisciplinare

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Introduzione

Nel modello concettuale dell’osteopatia, l’energia vitale rappresenta una componente chiave che, sebbene non pienamente codificata nei canoni della medicina evidence-based, mantiene un ruolo operativo nella comprensione dei meccanismi di autoregolazione, adattamento e guarigione dell’organismo. Tale paradigma acquisisce un’importanza crescente nella geriatria, è per questo che vorrei approfondire questo concetto in quanto sarà alla base del trattamento osteopatico sulle diverse patologie che affronteremo oggi e nei prossimi articoli.

Basi teoriche: la visione sistemica di A.T. Still

Andrew Taylor Still, pioniere dell’osteopatia, delineò una visione olistica del corpo umano, ponendo l’accento sull’interrelazione tra struttura e funzione. La nozione di “energia vitale” venne da lui interpretata come una forza regolatrice intrinseca all’organismo, essenziale per il mantenimento dell’equilibrio fisiologico. L’alterazione di tale flusso energetico, secondo Still, predispone alla disfunzione e alla patologia.

Intervento osteopatico e regolazione funzionale

L’approccio osteopatico non si basa su una manipolazione energetica astratta, bensì su tecniche manuali orientate alla rimozione di disfunzioni somatiche che limitano le capacità omeostatiche dell’individuo. 

Le finalità cliniche includono: il bilanciamento del sistema muscoloscheletrico, la facilitazione del flusso ematico, linfatico, cerebrospinale e sinoviale,  il sostegno al sistema neurovegetativo e l’ottimizzazione del metabolismo tissutale e delle interazioni neuroendocrine.

Geriatria osteopatica: sostenere la vitalità residua

Con l’avanzare dell’età, il carico cumulativo di stressors biologici e psicosociali tende a ridurre la resilienza dell’organismo. 

L’intervento osteopatico in ambito geriatrico mira a preservare e stimolare la funzione vitale residua, superando una prospettiva puramente sintomatologica. L’obiettivo è quello di favorire un invecchiamento attivo, funzionale e dignitoso, tramite un supporto mirato e non farmacologico.

L’osteoporosi: contesto epidemiologico e definizione

L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico caratterizzata da una compromissione della resistenza ossea, determinata da una riduzione della densità minerale e da alterazioni qualitative della microarchitettura ossea. Colpisce circa il 33% delle donne e il 20% degli uomini oltre i 50 anni e costituisce una delle principali cause di morbilità e perdita di autonomia nella popolazione geriatrica.

Dinamiche fisiopatologiche

Il tessuto osseo è un compartimento metabolico dinamico, sottoposto a un continuo processo di rimodellamento che coinvolge osteoblasti (formazione) e osteoclasti (riassorbimento). L’età avanzata comporta una prevalenza dei processi di riassorbimento. 

Fattori endocrini (es. carenza estrogenica), nutrizionali (ipovitaminosi D, basso introito di calcio), comportamentali (sedentarietà, alcolismo, fumo) e genetici contribuiscono alla fragilità scheletrica.

Terapia convenzionale dell’osteoporosi

Il trattamento standard prevede l’impiego di farmaci anti-riassorbitivi (es. bifosfonati, denosumab) e agenti anabolici (es. teriparatide), oltre alla supplementazione con calcio e vitamina D. L’approccio include anche la prescrizione di esercizio fisico adattato, la promozione di un corretto stile di vita e strategie per la prevenzione delle cadute. 

La valutazione strumentale avviene principalmente tramite DEXA (assorbimetria a raggi X a doppia energia).

Approccio osteopatico: complementarità terapeutica

L’osteopatia, come pratica integrativa, si colloca in un ambito di complementarietà rispetto alla medicina convenzionale. Nel trattamento del paziente osteoporotico, essa pone particolare attenzione alla fragilità scheletrica e si propone di facilitare i processi di autoregolazione attraverso una valutazione funzionale complessiva e un piano terapeutico personalizzato.

Le tecniche applicate sono selezionate per garantire efficacia e sicurezza, soprattutto nei soggetti a rischio. 

Esse includono:

Tecniche fasciali e craniosacrali: favoriscono il rilassamento profondo, migliorano il drenaggio e modulano la risposta neuromuscolare;

Bilanciamento legamentoso (BLT) e strain-counterstrain: utili per correggere disfunzioni articolari senza forzare le strutture ossee;

Trattamento viscerale: ottimizza la funzione digestiva, con ricadute positive sull’assorbimento di micronutrienti essenziali;

Riprogrammazione posturale e propriocettiva: riduce il rischio di cadute e migliora l’efficienza biomeccanica globale.

L’intervento osteopatico può produrre effetti positivi su diversi piani funzionali, tra cui:

  • Incremento della mobilità articolare;
  • Diminuzione del dolore cronico muscoloscheletrico;
  • Miglioramento dell’integrazione sensomotoria e della stabilità posturale;
  • Sostegno al benessere percepito e alla qualità della vita.

Conclusione

L’osteopatia, quando inserita in un approccio interdisciplinare, contribuisce significativamente alla gestione complessiva del paziente osteoporotico anziano. 

Il ricorso al paradigma dell’energia vitale, se interpretato in chiave funzionale, arricchisce l’intervento terapeutico di una prospettiva orientata alla globalità della persona, favorendo un modello di cura centrato sull’equilibrio tra struttura, funzione e vitalità.

Rimanete aggiornati, il prossimo articolo tratterà di artrite, artrosi e problemi articolari.

Stay tuned…

Simone Fronzuti, D.O.

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