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Quando la sinfonia del corpo si fa dissonante: un viaggio tra armonie cellulari e cacofonie patologiche

Quando la sinfonia del corpo si fa dissonante: un viaggio tra armonie cellulari e cacofonie patologiche

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Immaginate di assistere a un concerto straordinario, in cui ogni singolo strumento – dal violino dei mitocondri al timpano delle membrane cellulari – esegue la propria parte con precisione impeccabile, creando un’armonia sublime chiamata “omeostasi”.

Così si presenta, in condizioni fisiologiche, il corpo umano: un sistema orchestrale dove ogni sezione coopera in un perfetto gioco di incastri. Eppure, come in ogni grande opera, può capitare che un gruppo di strumenti inizi a suonare fuori tempo o fuori tonalità.

Basta un solo acuto stonato o un colpo di tamburo fuori luogo a intaccare l’equilibrio generale.

 Ecco allora che la musica si fa cacofonica, e da questo disordine possono emergere due derive potenzialmente funeste: l’autoimmunità e la trasformazione neoplastica.

L’armonia perduta: i protagonisti dell’orchestra cellulare

Nel nostro “teatro” biologico, i mitocondri sono come strumenti a fiato, fornendo l’ossigeno necessario a scandire i ritmi metabolici.

Finché suonano la loro parte con regolarità, garantiscono all’orchestra intera l’energia per mantenere l’esecuzione impeccabile. Ma se questi “organi respiratori” cellulari perdono di colpo la loro efficienza – accumulando stress ossidativo o producendo scorie in eccesso – la melodia si incrina.

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È come se mancasse il respiro al coro: l’intera sinfonia si fa affannata, e le cellule possono sbandare verso risposte aberranti.

A completare il quadro, le membrane cellulari svolgono il ruolo di percussioni: regolano i ritmi dei segnali in entrata e in uscita, assicurano l’equilibrio idrico, il passaggio dei nutrienti e la comunicazione tra una “sezione” e l’altra del nostro grande ensemble. In condizioni sane, i colpi di cassa e tamburo (i segnali molecolari) rimbalzano in modo sincrono, portando messaggi di crescere, difendersi o riparare.

Se però qualche recettore si altera, se la composizione della membrana si modifica, ecco che iniziano i colpi di tamburo fuori tempo: la cellula non riconosce più i segnali o risponde in modo eccessivo, divenendo preda di processi infiammatori protratti o, peggio ancora, avviando meccanismi di crescita incontrollata.

Da una nota fuori posto a una cacofonia patologica

Quando gli strumenti cominciano a emettere suoni impropri, si assiste a fenomeni di autoimmunità o di deriva neoplastica.

Nell’autoimmunità, il sistema difensivo confonde i suoni “amici” con quelli del nemico e inizia un attacco sordo e tenace contro le proprie cellule. È un po’ come se gli archi e i fiati iniziassero a sopraffare gli altri strumenti, incapaci di riconoscerli come parte della stessa orchestra.

 Al contrario, nella trasformazione neoplastica, alcune cellule impazziscono, componendo una musica tutta loro, dissonante, che copre l’armonia generale. Queste cellule si espandono senza regole, come un assolo rumoroso che ignora il direttore d’orchestra e vanifica gli sforzi di mantenere l’ordine.

Il palcoscenico fasciale: il “velo” che unisce tutti gli strumenti

Sul palco, tra lo splendore dei riflettori, esiste un reticolo quasi invisibile, eppure fondamentale: il sistema connettivo-fasciale.

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Paragonabile a un grande sipario, esso non solo fornisce sostegno e connessione, ma risponde attivamente ai cambiamenti di tensione, risuonando con la musica delle cellule.

Se l’orchestra impazzisce, anche il sipario inizia a cedere: la trama fasciale si irrigidisce, accumula eccessi di collagene o liquidi, e finisce per amplificare il caos.

Quando il tessuto connettivo risente di tensioni prolungate, le cellule si trovano in un microambiente ostile, che favorisce ancor di più la disarmonia e l’erronea comunicazione tra reparti.

Infondere speranza: ricostruire la melodia

Ma non dimentichiamo che ogni orchestra può essere richiamata all’ordine. Le note stonate si possono correggere, le percussioni possono tornare a un ritmo coerente, i fiati possono riprendere il giusto respiro. La medicina moderna, con il supporto delle conoscenze antiche e delle terapie integrate, può aiutare a ritrovare l’armonia.

Individuando precocemente i segnali di disfunzione mitocondriale, rilevando l’eccesso di stress ossidativo, correggendo la composizione delle membrane cellulari con nutrizione e trattamenti specifici, o intervenendo sul sistema fasciale attraverso terapie manuali e corretto movimento, possiamo sperare di rimettere in sesto questa meravigliosa sinfonia.

Ed è proprio in questa prospettiva di “concertazione” che si apre uno spiraglio di ottimismo: non siamo obbligati ad accettare la cacofonia biologica come destino inesorabile.

Possiamo riconoscere i primi scricchiolii dell’orchestra, rimuovere le stonature e guidare il corpo verso la melodia primordiale dell’equilibrio.

Una volta ristabilita l’omeostasi, i protagonisti – mitocondri, membrane e recettori – riprenderanno il loro dialogo sinergico, regalando al corpo una sinfonia di salute e benessere.

Perché, in fin dei conti, la vera bellezza di ogni concerto sta nel perfetto accordo tra le parti, e l’organismo umano non è che la più straordinaria delle orchestre mai esistite.

Ruggero Silingardi Seligardi, D.O.

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