“La natura non fa nulla a caso”- Aristotele
“La natura non fa nulla a caso”- Aristotele

Cosa accomuna una conchiglia, una galassia e una vertebra umana? La risposta è nella forma. Ma non una forma qualsiasi: si tratta di una forma che funziona. Nel mondo naturale, la bellezza non è solo estetica: è funzionale, adattativa, intelligente. Questo principio è un pilastro anche in osteopatia, dove il binomio forma-funzione guida la mano dell’operatore come una bussola silenziosa.
Forma e funzione: il linguaggio nascosto del corpo
Ogni struttura del nostro organismo – dai vasi sanguigni ai muscoli, dalle ossa fino ai più sottili fogli connettivali – si è evoluta per rispondere a una funzione specifica. Se cambia la funzione, cambia anche la forma, e viceversa.
Lo dice la biologia, lo conferma l’embriologia, lo osserva quotidianamente l’osteopata.
Un esempio? La fascia, quel tessuto sottile ma pervasivo che avvolge muscoli, organi e ossa come un’unica rete tridimensionale.
Lontano dall’essere solo “l’involucro” del corpo, la fascia è un sistema percettivo e adattativo, capace di trasmettere forze, memorie e tensioni. Secondo il ricercatore Robert Schleip, la fascia ha una densità di propriocettori e recettori sensoriali superiore a quella di molti muscoli [Schleip R. et al., Journal of Bodywork & Movement Therapies, 2003].
Toccare la forma, percepire il vissuto
Quando un osteopata tocca una fascia, non “preme” soltanto. Ascolta. È come se accarezzasse una scultura vivente: ogni resistenza, ogni cambiamento di densità, ogni richiamo viscerale è un segnale del corpo che parla.
Ecco che il concetto di forma diventa narrazione: la tensione di un diaframma racconta di un vecchio trauma emotivo; un’asimmetria pelvica può celare un adattamento posturale cronico; una cicatrice retratta può alterare la dinamica di un intero arto. Tutto è collegato. Tutto comunica.
La sezione aurea dentro di noi?
Alcuni studiosi ipotizzano che le forme del corpo umano rispettino proporzioni geometriche armoniche, come la sezione aurea (phi ≈ 1,618), presente nei disegni di Leonardo e nei modelli della natura. Alcune analisi morfometriche hanno rilevato relazioni auree nel cranio, nella colonna vertebrale e nella distribuzione delle forze nel passo umano [Moses et al., Medical Hypotheses, 2005]. È una prova? Non ancora. Ma è un segnale che vale la pena esplorare con mente aperta e rigore scientifico.
Fascia: organo di senso e di forma
Studi più recenti mostrano come le cellule della fascia rispondano agli stimoli meccanici modificando l’espressione genica, in un fenomeno noto come meccanotrasduzione [Ingber DE, Nature Reviews Molecular Cell Biology, 2006]. Significa che “toccare” una fascia non è un gesto passivo: è un atto che dialoga con la biologia cellulare.
Ecco spiegata la centralità del tatto osteopatico: una mano ben educata percepisce microvariazioni di consistenza e direzione, orienta l’ascolto verso le aree di compenso e di disfunzione, accompagna il corpo a ritrovare il proprio equilibrio originario.
Oltre il misticismo: scienza e arte manuale
Lungi dall’essere una disciplina esoterica, l’osteopatia moderna si fonda su evidenze anatomiche, biomeccaniche e neurofisiologiche. L’errore è stato spesso di alcuni “adepti” che, nel volerla spiritualizzare, l’hanno privata del suo rigore clinico. Ma la vera osteopatia – quella che nasce da Still e si evolve in ambito universitario – è un’arte scientifica: osserva, ascolta, modula.
Ricerche sul ruolo della fascia nella propriocezione e nel dolore cronico, come quelle pubblicate su Fascial Research, Frontiers in Physiology e Pain, sostengono l’importanza di trattamenti manuali ben orientati. Certo, non tutto è ancora dimostrato. Alcuni studi sottolineano la necessità di più rigore sperimentale nell’osteopatia (vedi: Guillaud et al., BMC Complementary Medicine and Therapies, 2016), ma è proprio nella dialettica tra pratica e ricerca che si costruisce la medicina del futuro.
La forma come soglia del possibile
In un mondo che chiede velocità, sintomi e soluzioni, l’osteopatia propone un tempo diverso: quello dell’ascolto della forma, dell’attenzione alla coerenza del sistema, della fiducia nelle capacità intrinseche del corpo di auto-organizzarsi.
Non si tratta di “aggiustare” pezzi, ma di facilitare il ripristino di un’armonia funzionale.
È la forma – letta, toccata, rispettata – a guidare il percorso.
Riferimenti scientifici:
- Schleip R. et al. (2003). Active fascial contractility: Fascia may be able to contract in a smooth muscle-like manner and thereby influence musculoskeletal dynamics. Journal of Bodywork & Movement Therapies.
- Ingber D.E. (2006). Mechanical control of tissue and organ development. Nature Reviews Molecular Cell Biology.
- Guillaud A. et al. (2016). Osteopathic manipulative treatment: A systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. BMC Complementary Medicine and Therapies.
- Moses M., et al. (2005). Are human bodies proportioned according to the golden ratio? Medical Hypotheses.
Ruggero Silingardi Seligardi D.O.